Oltretutto, insieme ai suoi fedeli collaboratori (una dozzina circa), dal 2013 Edgar pianifica in questo “Centro giovanile Mechitarista“/ “Mkhitar youth center” dei corsi per donare ai pargoli del villaggio alcuni strumenti di vita che potranno garantire loro un futuro possibilmente più roseo e di pragmatiche aspirazioni. Il centro nasce nel 2001, tra mille difficoltà e mancanze di finanziamenti è ancora attivo in paese, e vuole offrire ai ragazzi del luogo una speranza di vita migliore tramite l’insegnamento di attività quali le tecniche del fare a maglia, il ricamo, la realizzazione artigianale dei tradizionali tappeti armeni, imparare l’utilizzo del personal computer, scuole di canto e di ballo…
L’ultima grande sfida che Edgar ci ha spiattellato su due piedi col suo fare pacato ma nello stesso tempo assai pratico, è quella di ristrutturare alcune stanze di questo Centro giovanile Mechitarista per adibirle a laboratorio linguistico del quale questi ragazzi hanno essenzialmente bisogno per imparare l’inglese, pena il dover fare a piedi 18 chilometri tra andata e ritorno per scendere nella città più vicina: visto che la maggior parte delle persone che vivono a Choratan non hanno nemmeno la possibilità di pagarsi un taxi, aiutarli nella realizzazione di questa aula linguistica è una sfida che nel nostro piccolo ci siamo convinti di poter perorare.
Trasformatomi per poche ore in “Peter Pan“, il mio amico Luca ed io ci siamo fatti prendere per mano dai bambini di Choratan e ci siamo immersi in questo contesto per capire e documentare il lavoro che Edgar sta formidabilmente portando avanti, tra lacrime di commozione e torrenti di vera umanità.
Se Cristo si è fermato a Eboli, Mechitar si è fermato a Choratan…